«Sono entrato nell’MCU 11 anni fa, e allora non avrei mai potuto immaginare che un giorno sarei arrivato a interpretare Captain America» ha detto. «Da bambino guardavo anche io i film di supereroi, sono cresciuto con Superman e Batman come esempi, e Michael Keaton è il mio Batman. Quando siamo piccoli giochiamo, immaginiamo, e tutto ciò accade fino a quando qualcuno ci riporta sulla realtà e rischia di porre fine alla nostra immaginazione. Quello che dovremmo sempre cercare di fare noi attori è invece riaccendere di nuovo quell’immaginazione, il sogno, e per me questo ruolo e questo personaggio sono sogni che diventano realtà .»
Ma in Captain America: Brave New World è presente anche un chiaro sottotesto politico e, quando gli viene evidenziato, Anthony Mackie non si tira indietro e risponde con ironia, persino alle domande più controverse: «Questo capitolo, così come questi film in generale, puntano prima di tutto all’intrattenimento puro: c’è la componente spionistica e anche quella del thriller psicologico, che forse qui è predominante, ma credo che alla base di tutto debbano esserci la comprensione e l’empatia, cose che consiglierei senza dubbio anche al neopresidente Trump. La cosa importante di essere un leader non è dire alle persone cosa fare, ma ascoltare e avere un’idea di quello che la maggior parte delle persone vuole, di cosa hanno bisogno. Da leader bisogna ascoltare, comprendere, conservare la fiducia e muoversi in avanti. Questo è un tema ricorrente anche nel modo in cui i personaggi dell’MCU si rapportano tra loro, come ad esempio la relazione che si instaura tra Captain America e Iron Man. In quel caso, ad esempio, quella che vediamo è una fiducia che è stata spezzata, tradita e poi pian piano ricostruita».
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