Per mettere in soffitta il Jobs Act dovranno andare alle urne 25,92 milioni di votanti. Un'impresa ardua. Ma un risultato superiore a 12,4 milioni di voti verrebbe rivendicato come un successo dai dem
Il Pd ha fissato il suo obiettivo per il referendum: 12,4 milioni di voti. Tanti ne bastano - almeno secondo il senatore Francesco Boccia - per mandare "l'avviso di sfratto" alla premier Meloni che alle elezioni politiche aveva preso 12 milioni e 300mila voti. "Se al referendum andassero a votare 12 milioni e 400mila persone significherebbe che un pezzo di Paese sul lavoro e sulla cittadinanza le sta dicendo «non ci piace come stai governando e su questo hai il dovere di cambiare tutto»". Un avviso di sfratto, dunque. Che comunque, anche qualora dovesse arrivare, Meloni non raccoglierebbe.
Meloni e l'avviso di sfratto del Pd
La premier è stata chiara: il referendum è "una questione interna alle varie correnti" del centrosinistra. Che quelle materie, ha argomentato la presidente del consiglio intervistata da Maurizio Belpietro, avrebbe potuto modificarle in Parlamento "invece di spendere 400 milioni di euro per interrogare gli italiani". In realtà sulle cifre Meloni esagera: il costo della consultazione si aggira infatti sugli 88 milioni di euro. Ma il dato politico resta. Non è stata la destra a chiedere le urne. Né a legare la legislatura ai quesiti sul lavoro. Tanto più che l'obiettivo di Cgil e sinistra non è quello di demolire una riforma del centrodestra, ma il Jobs Act di Renzi.
L'asticella dei dem, il quorum e i rapporti con la Cgil
La campagna per il "sì" di Elly Schlein si prefigge però anche un altro scopo: ovvero cementare i rapporti con la Cgil. Nell'ottica della leader dem il Pd deve tornare a essere il partito dei lavoratori. Per questo è importante che venga percepito in sintonia col più grande sindacato italiano. La partita, è superfluo dirlo, si giocherà sui numeri. Per arrivare al quorum dovrebbero andare ai seggi 25.928.492 elettori. Nel Pd sono consapevoli che l'impresa è ostica, secondo molti impossibile. Il vero obiettivo, come ammettono tra le righe gli stessi esponenti del partito, è dunque quello di portare alle urne più di 12 milioni di votanti. Tanti ne servirebbero per rivendicare la campagna referendaria come un successo. E poter dire: "Abbiamo più voti della destra". Ma il rischio flop esiste: se non venisse centrata l'asticella fissata da Boccia diventerebbe difficile non ammettere la sconfitta.

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