Secondo l’ultima rilevazione dell’Istat su agosto 2025, l’economia protezionistica del presidente americano Trump sta avendo effetti sul commercio italiano. L'import è cresciuto di oltre il 68 per cento
La guerra dei dazi sta avendo effetti sul commercio italiano. Secondo gli ultimi dati Istat, in un anno le esportazioni verso gli Stati Uniti sono calate del 21,2 per cento. Il periodo di riferimento è agosto, e i numeri sono stati confrontati con quelli di un anno prima. Le esportazioni si riducono - dell’8,1 per cento - anche su base mensile, da luglio ad agosto 2025. È l’effetto della politica di Trump, annunciata il 2 aprile con il Liberation day, nella conferenza stampa in cui ha mostrato in diretta mondiale i grafici sul presunto squilibrio della bilancia commerciale americana.
Effetto dazi e le nuove tariffe di ottobre
Da aprile Trump ha iniziato a minacciare nuovi dazi - oltre a quelli già presenti su acciaio e alluminio - su tutte le merci che provenissero da fuori i confini statunitensi. Il 27 luglio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha incontrato Trump a Turnberry, in Scozia. In quel bilaterale, l’Europa ha strappato l’accordo di dazi al 15 per cento, tranne che per acciaio e alluminio che sono rimasti al 50 per cento. Trump, dal canto suo, ha ottenuto la promessa che l’Ue acquisterà armi americane e un piano da 600 miliardi di dollari in investimenti europei negli Stati Uniti.
Tuttavia, neanche l’accordo è riuscito a fermare la spirale della politica protezionistica. Il 25 settembre Trump ha annunciato nuovi dazi su una serie di prodotti: al 100 per cento sui farmaci, al 50 per cento sui mobili da cucina e da bagno, al 30 per cento sui mobili imbottiti e al 25 per cento sui camion. Le nuove tariffe scatteranno dal 1 ottobre e, per quanto riguarda i dazi sui farmaci, non saranno applicate se un’azienda farmaceutica ha già uno stabilimento negli Stati Uniti o ne sta costruendo uno. Resta da capire se i nuovi dazi saranno anche per i Paesi con i quali erano stati raggiunti accordi commerciali nei mesi scorsi, come Giappone, Regno Unito e Unione europea, dove hanno una sede quasi tutte le grande multinazionali farmaceutiche.

Posta un commento